Le Citta Del Medioevo by Henri Pirenne
autore:Henri Pirenne [Pirenne, Henri]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-10-31T23:00:00+00:00
Capitolo Quinto
I MERCANTI
Per mancanza di testimonianze, è impossibile, come accade quasi sempre quando si cerca di stabilire le origini di un fenomeno, esporre con sufficiente precisione la formazione della classe dei mercanti che ha suscitato e diffuso nell'Europa occidentale il movimento commerciale di cui abbiamo delineato gli inizi .
In certi paesi, il commercio appare come un fenomeno primitivo e spontaneo. Fu così, per esempio, all'alba della storia, in Grecia e in Scandinavia. La navigazione qui è antica almeno quanto l'agricoltura. Tutto spingeva gli uomini a dedicarvisi: le profonde insenature delle coste, l'abbondanza dei porti, il richiamo delle isole o delle rive che si profilavano all'orizzonte e che incitavano tanto più ad arrischiare sul mare quanto più era sterile il suolo natale. La vicinanza di civiltà più antiche e mal difese prometteva per di più infruttuosi saccheggi. La pirateria fu all'origine del traffico marittimo. Presso i navigatori greci dell'epoca omerica e presso i Vichinghi normanni le due vocazioni, per lungo tempo, progredirono di pari passo .
Ma nulla di simile, occorre dirlo, accade nel Medioevo. Non vi è traccia alcuna di questo commercio eroico e barbaro. I Germani che invasero le province romane nel Quinto secolo erano completamente estranei alla vita marittima. Si accontentarono di appropriarsi del suolo e la navigazione mediterranea continuò come per il passato ad assolvere la funzione che aveva avuto sotto l'Impero. L'invasione musulmana, che causò la sua rovina e chiuse il mare, non suscitò alcuna reazione. Si accettò il fatto compiuto e il continente europeo, privato degli sbocchi tradizionali, si confinò a lungo in una civiltà rurale. Il traffico sporadico che gli Ebrei, i venditori ambulanti e i mercanti occasionali praticarono nel periodo carolingio era troppo debole e subì una distruzione troppo grande a causa delle incursioni dei Normanni e dei Saraceni, perché si possa essere tentati di farne il precursore della rinascita commerciale di cui si notano i primi sintomi nel Decimo secolo .
Si può dire, come sembrerebbe naturale supporre a prima vista, che una classe di mercanti si sia formata a poco a poco in seno alle masse agricole? Nulla ci per mette di crederlo. Nell'organizzazione sociale dell'Alto Medioevo, nella quale ogni famiglia è legata, di padre in figlio, alla terra, non si vede cosa avrebbe potuto spingere gli uomini a scambiare una esistenza garantita dal possesso della terra con l'esistenza aleatoria e precaria del commerciante. L'amore del guadagno e il desiderio di migliorare la propria condizione dovevano essere del resto singolarmente poco diffusi in una popolazione abituata ad un genere di vita tradizionale, che non aveva alcun contatto con l'esterno, che nessuna novità, nessuna curiosità sollecitavano, e alla quale mancava completamente lo spirito d'iniziativa. La frequenza dei mercatini delle città o dei borghi procurava ai contadini benefici troppo scarsi per ispirare loro il desiderio o per fargli intravedere la possibilità di un genere di vita fondato sullo scambio. L'idea di vendere la terra per procurarsi il denaro liquido non è certamente venuta a nessuno di essi. Le condizioni della società e dei costumi vi si opponevano in modo insuperabile.
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